Utopia 70: Quando le estati non finivano mai


Nell'ambito del progetto Utopia 70 è stato organizzato un incontro con l'autore del libro "Quando le estati non finivano mai". L'autore, Franco Maria Rossi, è un ex allievo del Liceo Rossi che racconta un suo particolare anno scolastico, l'anno 1968- 69, l'anno in cui l'autore frequentava il quarto anno del Liceo classico. Viene qui riportoto l'incipit del testo.

"Quando le estati non finivano maiSono disteso sul letto, gli occhi chiusi, cerco di rilassarmi, ma non riesco a prendere sonno. 

Accanto a me Bruna sta dormendo.

Forse si è addormentata da molto tempo, dormiva già pesantemente al mio rientro.

Sono quasi quaranta anni che io e Bruna la sera ci addormentiamo insieme e la mattina, insieme, ci svegliamo.

E talvolta, in queste mattine, se mi sveglio prima di lei, resto per molti minuti ad osservarla, e il suo viso sereno e rilassato dalla beatitudine del sonno mi ricorda la Bruna ragazza che io aspettavo, all’uscita della scuola, in un angolo di piazza Garibaldi, per accompagnarla a casa. E rammento il mio compagno Massimo che percorreva la strada insieme a noi e che quando lei ci salutava davanti al vialetto di casa sua, immancabilmente mi diceva quanto fosse bella, quanto belli fossero i suoi grandi occhi verdi e sensuali i lisci e lunghi capelli castani alla Francoise Hardy.

La Bruna schiva e riservata di allora, schiva e riservata ancora oggi, è la mia compagna da una vita. E’ la madre di mia figlia, la mia adorata Martina, ed è con lei che ho vissuto le gioie, i dolori, le ansie, gli entusiasmi della mia esistenza da quando avevo venti anni.

Non se la sentiva questa sera di venire a Lucca con me per vedere la proiezione del film: “Si certo, Franco, mi interessa, e anche molto, ma non ho voglia di fare quaranta chilometri di autostrada, vai tu, tanto mica sei solo.”

“No, non sono solo, anzi, per vedere quel film ho riunito alcuni amici e con altri ho appuntamento a Lucca. Pensa che solo della vecchia sezione C siamo in sei, c’è anche Antoine.”

Quaranta chilometri per un film possono sembrare tanti, ma era l’ultima opportunità per vederlo.

Ormai a Pisa era stato proiettato per due settimane, e in Toscana, dopo Lucca, non l’avrebbero più riproposto.

E non potevo rischiare di perderlo.

Non riesco a dormire ma mi ostino a tenere gli occhi chiusi. Non con la speranza di addormentarmi, perché ormai quello è il mio ultimo desiderio, ma semplicemente per continuare a vedere, come se le mie palpebre chiuse fossero uno schermo rudimentale, le immagini del film e le facce degli amici che ho da poco lasciato.

Se li aprissi, gli occhi, vedrei soltanto il soffitto e le strisce del chiarore proveniente dal giardino del vicino, filtrato dalle persiane, e il display della radio sveglia sul mobile di fronte a me.

Ed io voglio continuare a vedere il film.

“I primi della lista”, come si usava dire quaranta anni fa, sia a destra sia a sinistra, per indicare i nomi di quelli che avrebbero occupato i primi posti nelle liste di proscrizione dopo un’eventuale presa del potere da parte dei comunisti o dei fascisti, è il titolo del film.

E’ la storia di tre militanti di Lotta Continua di Pisa che, alla fine della primavera del 1970, venuti a conoscenza del fatto che i fascisti si apprestavano a compiere nel giro di pochi giorni un colpo di stato, nella convinzione di essere tra i primi della lista, tentano, a bordo di una sgangherata Fiat 500 di fuggire all’estero, in Austria.

Il tentativo finisce malamente.

Alla frontiera vengono arrestati e l’episodio crea un incidente diplomatico tra Italia ed Austria.

Devono intervenire persino le più alte cariche dello stato dei due paesi, dopo di che tutto si risolve per il meglio.

Anche il tentativo di golpe da parte dei fascisti fallisce.

Niente liste di proscrizione, niente “primi della lista”

Il film si è ispirato a un fatto vero, realmente accaduto, ed uno dei tre protagonisti, Fabio, ma per noi sempre e solo Antoine, era un mio compagno di classe, quando, quarantacinque anni indietro frequentavo il quarto anno del liceo classico di Massa.

Ho un ricordo netto e preciso di quell’avvenimento.

Gianfranco ed io lo apprendemmo casualmente dalla lettura del giornale e non ci stupì troppo leggere il nome di Fabio come uno dei tre scriteriati autori di quel gesto.

Da Antoine avremmo potuto aspettarci quello e altro.