Storia del Regio Liceo- Ginnasio “ P. Rossi” di Massa Anni 1860-1890


Lavoro di ricerca degli alunni: 

Alessandro Volpi classe I A Filippo Comisi classe IIA Carlotta Guglielmino classe II A Dimitri Lorenzani classe II A Elena Lorenzoni classe II A Giulia Moratti classe II A Rossella Posterli Classe II A 

Anno scolastico 2004/2005

Coordinati dalle insegnanti: 

Prof.ssa Luisa Passeggia e Prof.ssa Anna Paola Tavarelli

Cenni sulle origini del R. Liceo-Ginnasio “P. Rossi” di Massa  sulla base degli appunti del Preside Cav. Dr. Giuseppe Simonelli per l’annuario 1924-25).

Il presente documento è contenuto tra le carte inerenti alla storia della scuola, carte conservate in una busta gialla nell’armadio della Presidenza - in barba al vincolo archivistico!

Se ne riporta per esteso un’ampia parte

 

Prima dell’unità, a causa del disinteresse dei governi parmense ed estense, nel settore dell’istruzione nella provincia di Massa Carrara vi era una situazione caotica, come dimostra il fatto che di 5504 ragazzi in età scolare gli alunni frequentanti erano solo 825.

Tale situazione si aggravò quando l’uscita delle milizie estensi dal Ducato di Massa, avvenuta il 27 Aprile 1859, determinò anche quella dei Gesuiti, che da tale governo avevano ricevuto l’incarico dell’insegnamento medio, a cui si erano dedicati proficuamente per un decennio. Il buon nome conseguito dal Collegio Gesuitico massese, cui era annesso l’insegnamento pubblico, è attestato dalla numerosa scolaresca educatasi a quella scuola, risultando dalle statistiche una media annua di circa 150 alunni distribuiti fra le otto classi ove si offrivano grammatica, retorica e filosofia.

Con la partenza di quei religiosi l’insegnamento accentrato nelle loro mani si trovò completamente disorganizzato soprattutto per la mancanza di insegnanti, tuttavia si tirò avanti alla meglio fino al termine dell’anno scolastico, finché la legge del Dittatore delle Province venne a dare un primo riordinamento agli Istituti di Istruzione in attesa dell’assetto definitivo che dovevano ricevere in seguito con la legge piemontese.

La necessità pertanto di reclutare gli insegnanti fece ritardare l’apertura dell’anno scolastico successivo, perché soltanto il primo novembre 1859 fu bandito il concorso per i 7 professori liceali e i maestri, così chiamati allora del Ginnasio. L’avviso del concorso largamente diffuso diede un risultato superiore all’aspettativa, benché la retribuzione fosse assai modesta e brevissimo il termine utile per presentare le istanze. I concorrenti furono infatti 59, non tutti invero forniti dei titoli richiesti, ma laddove questi erano insufficienti si invocavano in compenso le benemerenze patriottiche, certo non trascurabili e delle quali in alcuni casi fu tenuto debito conto.

Ma in complesso il corpo insegnante scelto in seguito a rigoroso scrutinio risultò composto da buoni elementi, se pure a parità di titoli o quasi, si diede la preferenza ad insegnanti regionali, scartando talora qualche concorrente fornito di requisiti di prim’ordine. Tra questi giova ricordare quel professore Ferdinando Cristiani pisano, immortalato da Carducci col soprannome di Trombino, che nel 1857 aveva soggiornato col poeta a S. Miniato. E appunto da S. Miniato, dove era rimasto dopo la partenza di Carducci, il Cristiani inviò la sua domanda di concorso alla IV Ginnasiale, venendo classificato” fornito di qualità, meriti e titoli distintissimi, degni di molta considerazione”; i quali titoli, però non valsero a farlo riuscire vincitore, benché avesse per lui interceduto anche una commendatizia di Giambattista Giorgini.

Ma la nomina regolare degli insegnanti si fece attendere a lungo perché dapprima, nel Febbraio 1860 furono nominati Reggenti dal Governo dell’Emilia e solo nel Novembre di quell’anno furono convalidati con Regio Decreto. Anche la sistemazione degli Istituti Medi non solo di Massa, ma dell’intera Provincia andò soggetta a modificazioni.

Dapprima, infatti, con la legge Dittatoriale emiliana si era largheggiato nell’attribuire un ginnasio ad ogni capoluogo e tre Licei in Massa, Carrara e Castelnuovo, ma considerando la fortissima spesa che avrebbe comportato l’applicazione della legge per i comuni gratificati di quelle scuole, poco giustificata anche dall’esiguo numero di scolari, nel 1860 si giunse opportunamente a limitare i ginnasi ai centri più considerevoli della provincia e soltanto Massa ebbe il Liceo, a cui del resto le dava diritto l’essere il capoluogo della Provincia allora creata. Inoltre speciali considerazioni consigliarono il Ministro della P. I. ad usare particolari riguardi alla nostra città duramente provata durante il dominio estense; e perciò in deroga alle nuove disposizioni si determinò che il Liceo restasse a carico dello Stato, contribuendo invece soltanto per due terzi alle spese del Ginnasio che per il rimanente sarebbe rimasto a carico del Comune di Massa. Questo però poté con pieno diritto ricordare al Governo di essere pronto ad assumere tale onere quando lo Stato avesse restituito al Comune i beni assegnati dagli Estensi per l’Istruzione Pubblica massese e goduti già dai Gesuiti, i quali beni erano stati da poco indemaniati. Si trattava in effetti di rendite cospicue costituite da beni allodiali dei Duchi di Massa e da lasciti per opere pie stornati per servire alla Pubblica Istruzione.

Il Governo riconobbe implicitamente le giuste obbiezioni del Comune, non insistendo oltre sulla richiesta del contributo per il mantenimento del Ginnasio; ma per varie ragioni di indole amministrativa, mentre il Liceo fu subito dichiarato regio, il Ginnasio rimase invece municipale fino agli ultimi del 1862, anno in cui venne regificato. Il Regio Liceo fu quindi istituito il 1 Ottobre dell’anno 1860, cioè subito dopo l’annessione del Ducato di Modena al Regno d’Italia e governato a norma della Legge Casati 13 Novembre1859, anche se negli appunti del Preside Cav. Dr. G. Simonetti per l’annuario del periodo 1924-29 si legge che già il 5 Maggio 1860 poté ufficialmente inaugurarsi l’apertura del nuovo Istituto con una cerimonia tenuta nell’oratorio annesso all’ex-Collegio Gesuitico.

Infatti l’Amministrazione Comunale di Massa, cui secondo la legislazione del tempo spettava di fornire i locali, mentre erano a carico dello Stato le spese per l’organizzazione e il funzionamento dell’Istituto, profuse grande impegno nel reperire locali idonei.

Via Palestro

Con deliberazione del 2/11/18601 la Giunta Comunale, presieduta dal Conte Pietro Guerra, deliberò di adibire a sede del Regio Liceo i locali del piano terreno dell’ex collegio Gesuitico in Via Palestro: cappella con sacrestia, sala del Preside, sala dei Professori, tre aule, un Gabinetto di Fisica, uno di Chimica uno di Storia Naturale e, come si legge nel verbale di consegna dell’immobile al Preside del Regio Liceo, Canonico Giuseppe Benedetti, una sala adibita a Biblioteca con i testi antichi dei Gesuiti.

Il materiale scientifico destinato ad accrescere la scarsa suppellettile lasciata dal Collegio dei Gesuiti, che prima dell’annessione teneva aperte le scuole pubbliche di Massa, fu da questo punto a carico dello Stato, mentre le spese del materiale non scientifico, a norma della legge sovra ricordata, rimasero a carico del Comune.

Parlando delle origini del Liceo è doveroso un cenno, seppure brevissimo all’opera meritoria del massese avv. Giovanni Baldacci, caldissimo patriota e letterato insigne del quale si rimpiange che siano rimaste inedite varie composizioni che lo rivelano latinista di vaglia ed elegante scrittore. Perseguitato dal governo estense per aver fatto parte nel 1848 del Governo Provvisorio di Massa e Carrara, tornò in patria nel 1859 dopo un esilio di dieci anni e per la sua riconosciuta competenza fu chiamato dal dittatore Farini a far parte della Commissione riordinatrice degli Studi in Modena e destinato in seguito a reggere il Provveditorato agli Studi in Massa; in quest’ufficio si adoperò con grande alacrità a dar vita alla nuova organizzazione scolastica della Provincia, cooperando in particolar modo a facilitare il compito delle autorità locali nell’impianto dei vari Istituti.

Il valido impulso del Baldacci e la volenterosa collaborazione dei dirigenti del liceo, cioè i due sacerdoti Giuseppe Benedetti e Andrea Musettini fece sì che nel 1860 si poté ufficialmente inaugurare l’apertura del nuovo Istituto, se pur con molte difficoltà, prima fra tutte la mancata disponibilità dei locali assegnati; infatti nel Verbale n. 1 del Registro delle Deliberazioni del Consiglio dei Professori, del giorno 8 Novembre 1860 si legge:

“Convocati dal Sig Preside del regio liceo di Massa i Sigri Musettini Francesco, Contivecchi Vincenzo, Pucci Domenico, Serafino, Mannini Vincenzo, nella stanza d’abitazione del Sig Preside, per non essere ancora preparata la sua residenza nel locale del predetto liceo”.

Un’altra difficoltà era rappresentata dalla mancanza di programmi: Verbale N°2°. Addì 26 Novembre 1860 “Il Sig Preside ha dato lettura ai detti Sigri Professori dell’Avviso ministeriale intorno al modo d’intrattenere e d’istruire i giovani in pendenza de’Programmi ministeriali. I detti Prof. hanno mostrato il buon volere di adoperarsi per quanto è in loro al migliore indirizzo delle lezioni, non senza mostrare il vivo desiderio di avere e conoscere quanto prima i programmi ministeriali, con la scorta dei quali confidano, che l’andamento delle lezioni vorrà riuscire il migliore possibile”.

La solenne cerimonia di apertura del Liceo avvenne il 29 Novembre, largamente presenziata dalle autorità locali, cerimonia durante la quale il Provveditore Baldacci pronunciò un discorso sull’educazione morale e civile dei giovani.

Non troppo numerosa fu la scolaresca nei primi anni del Regio Liceo (nel 1860 contava 30 alunni tutti rigorosamente maschi), ma severamente selezionata; sin dall’inizio infatti fu distribuita nelle varie classi in seguito ad esame.

Due anni più tardi, cioè l’11 Novembre 1862, in seguito al Regio decreto n 913 del 26 Ottobre 1862 col quale i Ginnasi di Reggio dell’Emilia e di Massa venivano dichiarati governativi, si apriva pure il Ginnasio, cioè si convertiva in governativo il Ginnasio privato sussidiato dal Comune e posto sotto la direzione del Preside del R. Liceo, prof. Felice Daneo.

Da quel giorno i due istituti rimasero uniti sotto la direzione di una sola persona, il Preside del Liceo: Verbale del Consiglio degli Insegnanti n. 1 – Adunanza Preliminare “Addì undici novembre mille ottocento sessanta due… Il Preside-Direttore dà comunicazione al Consiglio della nomina di alcuni nuovi Professori a questo Ginnasio dacché fu dichiarato regio, tra le quali quella di lui medesimo a Direttore dell’Istituto…”

In seguito all’istituzione delle cinque classi del Ginnasio lo spazio del Collegio di Via Palestro divenne insufficiente e l’amministrazione comunale provvide con atto deliberativo al trasferimento presso la sede della Confraternita della Misericordia2 e nel 1865 il Regio Liceo, per ribadire la propria funzione di istituto per l’alta cultura, fu intitolato a Pellegrino Rossi3.

Sin dall’inizio della storia dell’Istituto fu ritenuto di primaria importanza il problema della biblioteca come si evince dal verbale n° 6, Addì 24 Gennaio 1861: “Il Sig Preside per altro fino dal principio della discussione ha tenuto per fermo che si accennasse alla formazione di una biblioteca…. I desideri del Consiglio degli insegnanti si sono quindi rivolti al bisogno anzi alla necessità di avere e potere disporre di una biblioteca, a vantaggio degli studi comuni: quindi essi professori hanno manifestato desiderio che fosse messa a loro disposizione la biblioteca dell’ex Collegio dei Gesuiti. Inoltre essi hanno pensato ed espresso il loro pensiero in questo modo: potrebbe per avventura accadere che la detta biblioteca contenesse non pochi o almeno alcuni libri che i Prof. stimassero bene dovere indicare nelle loro note; quindi sarebbe superfluo l’indicarli quando si trovassero nella biblioteca, che all’uso dei Prof. e degli studenti potrebbe essere aperta”. Nel verbale n. 9 del 21 Marzo 1861 il tema della biblioteca viene ripreso: “ …In questa occasione il Preside prese la parola per annunziare al Consiglio che le pratiche fatte per avere una biblioteca a servizio del Corpo insegnanti erano presso che al loro termine, e confortava i Professori a ritenere come esaurita una tal pratica, potendo egli assicurare che verrà concessa la richiesta Biblioteca”. Ancora nel Processo n° 14 della tornata dell’8 luglio 1861 si legge: “…Il Presidente dà parimente comunicazione di lettura circolare sul bilancio delle spese del liceo nostro, compresi i Gabinetti di Fisica e Chimica e di Storia Naturale, Biblioteca, e Carte Geografiche del nuovo scompartimento del Regno Italia. Tutti i professori dichiarano unanimamente non esser il nostro Liceo fornito del necessario, mancare affatto i Gabinetti per le Scienze, la biblioteca de Padri gesuiti che potrebbe in qualche modo utilizzarsi e completarsi giacere ancora inoperosa…”

Processo verbale del 1 Aprile 1862: “…Il Sig Preside quindi riaffacciando il povero stato del nostro liceo, disse come l’istituto nostro non aveva ancora la benché minima biblioteca; che quella ex- gesuitica rimaneva sempre inoperosa, che quindi era meglio il dimandare quella al Governo. Tutti i professori furono d’accordo per fare al Ministero la domanda. I due professori però Pucci e Minuti nella loro qualità di consegnatari della biblioteca ex-gesuitica per parte dell’Accademia, che fu detto averne avuto l’uso, dall’amministrazione dei beni ex-gesuitici, affacciarono qualche dubbio nella loro duplice qualità di professori e di accademici consegnatari. Ma il partito del chiederla al Governo per il liceo la vinse: anche il Consiglio dette al Sig Preside formale incarico di farlo, prima che il Demanio se ne impossessasse come proprietà Beni Nazionali”.

Misericordia

Processo verbale della seduta del 30 luglio 1862: “… In ultimo il Prof Casani fa una mozione alla presidenza sull’esito avuto della chiesta biblioteca ex-gesuitica. Se esistono difficoltà prega che vengano appianate”. Si legge infatti nel Documento del 25/09/1886 indirizzato dal Preside all’Ispettore: “Esiste in questo Liceo una biblioteca dei Gesuiti con 3200 volumi; nella Prefettura vi è una biblioteca regia con altri 5000 volumi; riunendo le due biblioteche si avrebbe un numero di opere più che discreto, e si potrebbe creare una buona biblioteca pubblica nel locale stesso del Liceo. Non vi sarebbe che da pensare alla spesa di un bibliotecario e di un aiutante: e la spesa sarebbe assai modesta, se di tale ufficio si incaricassero due professori con una piccola retribuzione. Tenendo aperta la biblioteca tutti i giorni dalle ore 4 alle 8 pomeridiane, gli studenti avrebbero mezzo di compiere la loro educazione scolastica: si farebbero persuasi che gli studi a farsi sono molto seri e vi si dedicherebbero con quell’energia che è necessaria per giungere creare una buona tradizione di studi in questa città; cosa che manca affatto e che forma l’obiettivo principale delle mie aspirazioni…”

La disciplina all’interno dell’Istituto era piuttosto rigida e severi provvedimenti venivano presi nei confronti di chi trasgrediva i regolamenti: Verbale n°8, Addì 18 Febbraio 1861 “… In ultimo il presidente disse della vacanza che contro i regolamenti si erano presa gli alunni nella mattina, che giunse a Massa la lieta novella della caduta di Gaeta, ultimo ostacolo all’unificazione italiana. Il Presidente notò che male avevano agito gli scolari nell’assentarsi arbitrariamente dalle scuole senza permesso, trasgredendo così ai loro essenziali doveri, che la colpa era condonabile per la fausta novella ma che non si poteva scusare come trasgressione al dovere, che avevano di domandar vacanza ai loro superiori; quindi egli reputò del caso non poter risparmiare ai medesimi la sottrazione di una lezione sulle carte d’ammissione, di quel giorno in cui non si presentarono alle scuole, eccetto a quella di storia, filosofia e matematica che cadeva, secondo il calendario, nelle prime ore della mattina”.

Seduta del 22 Dicembre 1863: ”Oggi 22 Dicembre venne straordinariamente convocato il Consiglio…per deliberare intorno al giovine … il quale si è permesso di dire delle parole che offendono la dignità del Sig Preside. Il Consiglio, udita attentamente l’esposizione dei fatti stabiliva ad unanimità l’allontanamento del giovine predetto dalla scuola per 9 giorni a datare da domani 23 corrente; ed affinché ciò serva di esempio ai compagni la punizione gli verrà comunicata dal Corpo insegnante in presenza dei propri compagni”.

Seduta del 12/02/1863: Ordinanza Ordinaria: “Sennonché il prof. di 4° classe osserva che i voti riportati dai suoi alunni indicano piuttosto il profitto che ciascuno ha fatto anziché un merito reale corrispondente ai voti medesimi; ma che se dovessero giudicarsi alla stregua di quello che ragionevolmente si può pretendere da chi è stato ammesso a questa classe, un solo degli alunni, Ugo Bartalini, potrebbe forse conseguire l’idoneità. Il prof. di 2° classe Don solvetti nota alcune assenze troppo frequenti nel giovane Manfredi, facilmente non dico, giustificate, ma provocate dai parenti, onde si volge all’Ufficio di Direzione perché si possano cessare. Il Preside Direttore dà atto al Consiglio dell’avviso che manderà ai parenti dello stesso alunno, e in generale di quelli i cui giovani hanno qualche assenza. Avverte però che niuno alunno potrà essere riammesso in classe dopo un’assenza se questa non è giustificata. Intanto è lieto di costatare per mezzo di così fatti documenti un progresso qualsivoglia in generale così che il voto medio della 5° classe si può valutare da 7 ad 8/10; quello della 4° classe da 4 a 7/10, quello della 3° da 6 a 7/10; quello della 2° da 7 ad 8/10; e quello della 1° da 3 a 6/10. Quanto all’aritmetica il preside Direttore notifica al Consiglio e questo a sua volta costata come l’insegnamento sia dato in 4 classi, di cui la prima è composta dalla 1° e 2° ginnasiale; la seconda dalla 3° ginnasiale; la terza dalla 4° e la quarta dalla 5°. I voti sono bimestrali e la media durante il trimestre è la seguente: 1° e 2° classe ginnasiale da 4 a 6/10; 3° classe da 5 a 7/10; 4° classe da 5 a 7/10 e 5° classe da 7 a 9/10. ”

Adunanza straordinaria del 2 Gennaio del 1879: “…Finalmente il Preside informa il Consiglio di una grave mancanza commessa da alunni giovani del 1° corso nel giorno 31 del p.p. Dicembre. Egli racconta che costoro usciti con gli altri dalla lezione poco dopo le ore due, si fermarono nell’atrio dell’Istituto e leggendovi che nel prossimo Giovedì, 2 Gennaio, vi era lezione, vi sputarono sopra. Usciti poi per la strada fecero degli urli in segno di malcontento per la lezione che avrebbe avuto luogo per il posdomani. Il Sig Preside aggiunge di aver saputo con certezza che i giovani colpevoli di questi fatti furono…. Chiede per costoro al Consiglio una pena adatta alla mancanza. Egli propone una sospensione di alcuni giorni dalle lezioni.” Ma, dopo un’accalorata discussione, il Consiglio delibera invece: “ la sospensione dalla sessione ordinaria di esami. Il Consiglio si riserva però di riammetterli qualora con la buona condotta e con lo studio se ne rendano degni. Si dichiara al tempo stesso pronto a sospenderli anche dalla sessione straordinaria nel caso che dovessero incorrere in qualche nuova mancanza.”.

Verbale della seduta straordinaria, 20 Marzo 1882: ”…Il Prof. di Storia Naturale esordisce col dire che il primo corso liceale gli fu già causa di vari dispiaceri. Avvenne che un giorno durante l’intervallo che passa tra la sua lezione e quella che la precede fu disegnata sulla lavagna una figura oscena che egli dovette fingere di non vedere; ma notò poscia che il disegno di tale figura era eseguito con uno strumento atto a rigare la lavagna stessa per cui dovette farla ripulire con pietra pomice. Altra volta collocarono delle pietre sotto le gambe del tavolo che serve al professore; altra volta unsero il tavolino medesimo con aglio….Il Consiglio delibera di sospendere gli alunni….fino al giorno 11 del mese di Aprile…, pregando il Sig. Preside di avvertirli che alla prima grave mancanza di disciplina verranno espulsi dall’Istituto.”

Gli studenti però venivano anche gratificati per la loro serietà e il loro impegno; all’inizio dell’anno scolastico venivano distribuiti premi agli alunni meritevoli, la cerimonia avveniva di fronte alle massime autorità cittadine, come si evince dal verbale n. 7 dell’11 Dicembre 1862: “ … il Preside significa al Corpo Insegnante…il dì fissato per la solenne distribuzione dei premi agli alunni di entrambi i Regi Istituti è fissato il 21 Dicembre corrente; dice come questa avrà luogo nell’aula maggiore dell’Accademia di Belle arti ad un’ora pomeridiana coll’intervento del R. Prefetto, del Sindaco e della Giunta Municipale e delle principali autorità civili e militari….Il Consiglio degli Insegnanti riuniti delibera:

1° che a dar lustro maggiore alla solennità e a destare spirito di emulazione nei giovani…gli alunni tutti dei due Istituti intervengano in corpo e con ordine militare procedendo al luogo destinato all’ora indicata dal R. Liceo, e che vi tengano dietro i Professori Insegnanti

2° che i premiandi abbiano luogo distinto nella sala, e gli altri alunni siano schierati in bell’ordine per quanto la natura del luogo e la presenza degli invitati lo permette

3°che si estendano inviti per iscritto alle principali famiglie della città, massime ai parenti degli alunni e agli impiegati vari del Governo con l’accordo del Municipio

4)          finalmente che si inviti almeno un alunno del Liceo e uno del Ginnasio fra i premiati a recitare un qualche saggio letterario in versi o in prosa a ringraziamento…”

Le lezioni, antimeridiane e pomeridiane, iniziavano a novembre e si concludevano con gli esami ad Agosto e questo rappresentava motivo di disagio per insegnanti e studenti; nel processo verbale n. 9 della giornata del 21 Marzo 1861 si legge infatti: “…Il Presidente del Consiglio richiama quindi l’attenzione sull’orario della stagione invernale, e domanda se i professori convengono di far qualche cambiamento, ora che la stagione è più avanzata. Tutti Professori sono d’avviso di tener ferme le ore fissate per la mattina, e cangiar soltanto quelle del dopo pranzo, che riescono le più incomode tanto agli scolari che agli Insegnanti e rimetterla alle 4 invece delle 3, ora in cui prima incominciavano…”.

N° 10 Tornata del 5 Aprile 1861: “Il Preside comunica al Consiglio una domanda fatta dagli alunni del Liceo alla scopo di ottenere che si riuniscano le lezioni del dopo pranzo a quelle della mattina per avere maggior tempo di prepararsi a ripetere le diverse e molteplici lezioni che giornalmente si danno al Liceo… Il vicepresidente Musettini propone al Prof. Conti Vecchi di preparare un nuovo orario che abbia il vantaggio di non interrompere le lezioni, e continuarle sino a termine. Questi è di avviso cominciare le lezioni alle 7 del mattino, e rimettere quelle che secondo il vecchio orario cadevano nelle 3 pomeridiane a mezzogiorno. In questo modo si avrebbe continuità nelle lezioni fino a termine. La proposta del Prof. Conti Vecchi è accettata all’unanimità”.

Ancora nel Verbale del 26/06/1863: Ordinanza Straordinaria si ripropone il problema del calendario scolastico: “...Richiesto da parte degli alunni e degli insegnanti, a causa della stagione estremamente calda, di anticipare di quindici giorni gli esami finali in maniera che essi potessero avere principio nel giorno 16/07, il Consiglio dirige al Direttore una lettera perché si rivolga al Provveditore avanzando tale richiesta “considerando che ogni anno si verifica di questi tempi un vuoto negli alunni, che, o hanno realmente bisogno di bagni, o seguono le loro famiglie le quali si ritirano in campagna o presso il mare[…]e che molti degli insegnanti stessi, non acclimatati, soffrono moltissimo, e la salute loro fino esserne pregiudicata.”

Nella seduta del 06/07/1863: Ordinanza Straordinaria il Consiglio viene informato che il Provveditore ha rifiutato adducendo varie motivazioni, tra cui: “lungi dall’essere antica consuetudine del paese, in cui i Corsi Superiori delle licenze chiudevasi colla metà di Luglio per dare agio alle famiglie ed agli Insegnanti di profittare di bagni di mare; non si ha forse memoria (per quanto consta al sottoscritto) che scuola alcuna si chiudesse mai prima dell’Agosto, e le più volte nella seconda metà del mese; senza dire che le scuole ginnasiali si portavano un tempo sino ai 3 o 4 di Settembre” e “essendo esauriti i programmi di insegnamento, mentre che da un lato vengono […] sminuite le scolastiche fatiche, torna d’altra parte opportunissimo e, forse appena bastevole, non volendo affaticare di troppo le menti degli alunni, il tempo che rimane a prepararli convenientemente con acconce ripetizioni ai prossimi esperimenti, le quali (solite praticarsi in tutti gli scolastici istituti) sono da reputare, qui, non solamente utili, ma si può dire necessarie”.

Spesso le sedute del Consiglio, per motivi di orario, avvenivano di Domenica, come si evince dal verbale del 23/11/1862: Ordinanza Straordinaria“Il Preside Direttore, premessa lettura dell’articolo 86 del Regolamento 22/09/1860, in cui si prescrive che il Consiglio degli Insegnanti in principio dell’anno discuta e coordini insieme i programmi d’insegnamento presentato dai Professori, domanda ai medesimi semmai abbiano in pronto il rispettivo programma[…]. Del che si mostrano i signori Professori assai soddisfatti, e dichiarando di essere pronti a presentare eleggere il rispettivo programma per Domenica 30 corrente, il direttore convoca il Consiglio per quel giorno all’ora solita (dieci del mattino) e dichiara levata la seduta.”

Motivo di lustro per il nostro Liceo è senza dubbio il fatto che vi insegnò Latino e greco, per un triennio (1884/87) Giovanni Pascoli; il suo nome è citato per la prima volta nel verbale della prima seduta ordinaria del giorno 17 Novembre 1884, nel 1885, 11 Maggio, è coinvolto in un episodio di indisciplina, definito dal verbalizzante affare del cappello: “..-Gli alunni entravano alla lezione di latino; avevano già deposti i loro cappelli…arriva il…getta a terra il cappello del..e vi sostituisce il suo…Il … visto l’atto comincia a brontolare, arrivando in quell’istante il prof. Agnoloni, gli si avvicina e gli domanda che avesse. Dopo vari incitamenti il…narrava la cosa, allora il professore chiamò fuori il …, che era entrato in iscuola e gli fece le debite osservazioni. Questi diceva in mala maniera che non era stato lui a gettare a terra il cappello e che era lo sciocco del …che lo asseriva. Il prof. Pascoli, che s’era avvicinato, per l’epiteto detto dal.. e per il suo modo arrogante di rispondere, gli disse che mancava di rispetto ai professori e lo sospendeva dalla lezione, dovendo egli appunto far lezione alle due classi riunite.” Ma quello che ci interessa non è certo il comportamento che il Pascoli teneva nei confronti degli alunni indisciplinati, ma il modo in cui insegnava. Nel programma di insegnamento del latino e greco nel Liceo per l’anno 1884-85 il Pascoli afferma che intende lavorare con “ discrezione e ragionevolezza” e conclude “… Il mio sogno è di ridestare, pro virili portione, ne’ cervellini d’oggi giorno le memorie antiche soffocate e nascoste sotto le frasche moderne, di riamicare ai loro progenitori queste coscienze illanguidite dalle ebbrezze della novità; di restituire alle loro menti il gusto della bellezza, che è piuttosto allontanata che vanita, e l’abito del ragionare che s’è piuttosto smarrito che perduto”.

Ma nella relazione finale dello stesso anno il Poeta è costretto ad ammettere che negli alunni del Liceo non c’è “anima ideale”: “I migliori sono quelli che fanno, appuntino, né più né meno, i loro compiti; non dico il loro dovere, che è troppo più e meglio. Manca il loro la curiosità che avviva, la fede che sprona allo studio; e il fine che si propongono è la licenza o anche, i più svegli e gravi, la laurea: fine prossimo e fine remoto. Più oltre non vanno, povere fantasie, miseri cuori! E il Liceo è per loro un tratto di strada, troppo lungo, se anche comodo, che eglino pensino di dover fare non per necessità propria ma per capriccio altrui! E così tirano avanti con un certo fare dinoccolato, e pur andando adagino si lagnano, ad ogni tratto di non essere ancora arrivati. Li vorrei piuttosto riottosi e che in un impeto giovanile piantassero la guida e tornassero indietro”.

Questi i risultati, eppure che il metodo di insegnamento fosse lodevole lo testimoniano non solo gli esiti degli esami, ma anche il giudizio espresso da Gerolamo Vitelli, che nel Marzo del 1886, ispezionò le tre Classi liceali. Nel Verbale dell’adunanza del 29 Marzo 1886, si legge: ” Per ciò che riguarda la scuola di greco e latino nelle classi liceali, il prof. Vitelli è lieto di aver trovato nel prof. Giovanni Pascoli, un dotto e valoroso insegnante, che ha idee perfettamente esatte intorno allo scopo degli studi classici nelle scuole secondarie e al metodo più acconcio per raggiungerlo.Il prof. Pascoli ha rara versatilità di ingegno, gusto squisito, studi larghi e cognizioni precise, così in lingua e letteratura greca, come in lingua e lett. Latina; e se sotto la guida di così eccellente professore non si raggiunge nelle tre classi del Liceo quel grado di erudizione classica, che a priori si crederebbe dovesse esser raggiunto, bisognerà senza dubbio cercarne altrove la causa e segnatamente nelle condizioni delle scuole del Ginnasio, che come risulta da comunicazioni del Sig. Preside non sono state molto felici negli anni passati”.

 

Ma riveste senza dubbio notevole interesse il fatto che nello stesso registro, dove in calce ad un verbale si legge la firma autografa del poeta, è contenuto anche il verbale della seduta conclusiva che il Commendator Giosuè Carducci, tenne il 19 Giugno1877, alla presenza del Capo di Istituto e tutti gli insegnanti per dar loro lettura della relazione da lui stesa sui risultati della visita ispettiva da lui effettuata per incarico del Ministero e iniziata il giorno 11 e proseguita sino al 19 con un ritmo piuttosto intenso ( Carducci era accompagnato dal prof. F. Rossetti, che aveva l’incarico di ispezionare i docenti do materie scientifiche e che ultimò il suo compito il 15 e tornò subito a Roma).

Una copia della relazione (il documento autografo non è stato rintracciato) si trova all’Archivio di Stato di Massa, inviata dal Preside del Liceo al Prefetto che gliela aveva richiesta. Infatti il Ministro della Pubblica Istruzione, alla fine di Novembre del 1877, scrisse al Prefetto Agnetta per informarlo sull’esito dell’ispezione e lo invitò a farsi trasmettere la copia della relazione perché badasse, come si legge nella lettera ministeriale del 29 novembre 1877 (Archivio di Massa)4, che le esortazioni “ivi contenute fossero rispettate”.

Particolare attenzione era rivolta dal Ministro al dissidio che esisteva tra un gruppo di insegnanti ed il Preside, dissidio motivato dalla diversità dei criteri adottati dagli uni e dall’altro nei confronti degli allievi poco volenterosi e poco disciplinati. Nella lettera ministeriale si legge: “ Se a tali mali che affliggono il Liceo, si aggiunge il dissidio, conosciuto anche fuori, fra il Preside e certi professori appunto perché indicati il primo come propenso all’indulgenza e i secondi siccome troppo rigorosi, ben si comprende il malessere molteplice ond’è travagliato l’Istituto……Un ginnasio che conta 32 alunni, un Liceo che ne annovera 24, non devono porgere veruna difficoltà ad un vigoroso assetto disciplinare, il quale, a sua volta, ha tanta parte sull’efficacia degli studi, sull’operosità e sul profitto dei giovani”.

Le divergenze tra i professori Agnoloni, Giambelli e Porchiesi e il Preside Don Giovanni Beduschi, a cui fa riferimento la lettera ministeriale, avevano già richiesto l’intervento dell’Autorità scolastica con richiami anche pesanti e la situazione si era aggravata nell’aprile del 1876 quando si era tolto la vita un allievo della V ginnasiale, Costantino Groppallo, figlio di un colonnello in pensione.

L’opinione pubblica aveva voluto attribuire la responsabilità del gesto all’eccessiva severità usata nei suoi confronti da alcuni insegnanti, ma il rapporto dei carabinieri, inviato al Prefetto in data 15/5/1876, scagiona il corpo insegnante da ogni colpa5.

Anche la relazione di Carducci non contiene note negative sul comportamento degli insegnanti; egli infatti afferma “Di cattivo, a dir vero, in questo Liceo Pellegrino Rossi non vi è altro che l’edifizio, e particolarmente le stanze scolastiche. Riferendone al sig. Ministro noi avremo anzitutto a lodare la buona voglia, la pazienza e l’industria con le quali il Sig Preside e i Sigg Professori hanno saputo attenuare, o scemare, o vincere, quanto era possibile, le pessime condizioni del luogo. Avremo a lodare di poi l’esattezza con la quale sono tenuti i registri delle Materie svolte, le note del profitto degli alunni e delle assenze purtroppo non infrequenti. Del resto la disciplina è buona e gli alunni ci parvero in generale docili e urbani …”. Ciononostante nel Documento del 25/09/1886 rivolto all’Illustrissimo Sig. Ispettore -circa la constatazione di una profonda divergenza tra il merito dei professori e quello degli studenti, in scarso numero nella città di Massa- emerge che gli studenti non rispondono degnamente alle sollecitazioni e cure dei professori per motivazioni che vanno dalla malattia e inabilità alla docenza dei professori, all’incuria e bonomia dei parenti, alla cattiva educazione domestica -i giovani vengono scusati delle colpe commesse e sono considerati vittime di professori inumani-, nonché all’assoluta mancanza di libri per il completamento dell’educazione scolastica dovuta all’assenza di librai nella città. Sebbene la situazione sia critica, il Preside nutre la speranza che i parenti non utilizzino più raccomandazioni per far promuovere i loro figli, ma li facciano studiare durante tutto l’anno, anche con il supporto di professori abili e disponibili.

L’ispezione ministeriale quindi non avrebbe avuto ripercussioni fra il Corpo insegnante se, a distanza di sei mesi, la sopra citata lettera del Ministero non avesse provocato l’intervento del Prefetto Agnetta che diede inizio ad un vivace scambio epistolare tra questi e il Preside del Liceo.

Per quanto riguarda le cattive condizioni dell’Istituto il Prefetto sollecitò l’Amministrazione Comunale, che promise di assegnare al Liceo locali più idonei, ma fu una vana promessa; il Liceo infatti rimase nelle aule buie e umide dell’ex-Convento dei Gesuiti.

Nel Verbale del Novembre 1878 si legge a proposito dell’edificio destinato al Liceo: “ .. Il Consiglio, inoltre, trovato ancora in quest’anno l’edificio destinato all’Istituto nel solito deplorevole e indecentissimo stato, ad onta delle continue rimostranze fatte in proposito sia dal Consiglio dei Professori, sia dagli ispettori mandati dal Ministero durante l’anno scolastico 1876/77, incarica ancora una volta il Preside di fare le debite rimostranze, lamentando tra le altre cose, l’umidità delle aule ( che si trovano sotto il livello della strada ) e la mancanza di una stufa e di mobili decenti nella sala dei professori…” Ancora nel 1880 ( Verbale del 28/10/1880) un docente giunto dalla Calabria, alla prima convocazione del Collegio si sentiva in dovere di “ porgere le sue condoglianze ai colleghi che hanno per tanto tempo insegnato in un locale così desolante. Un uomo di cuore non arriverà mai a comprendere come in una città, nella quale si sta ora erigendo un sontuoso palco per i mimi (cioè Il Teatro Guglielmi) non si sia mai potuto offrire alla gioventù studiosa un locale che soddisfi alle prime esigenze della civiltà e dell’igiene.”. Ancora nello stesso verbale: “Il Consiglio dei Proff. lamentatasi dell’umidità, dell’oscurità e poca decenza del locale; aggiungendo anche che, per essere le finestre della scuola troppo basse dalla parte della strada, il Prof. È sovente obbligato a interrompere la lezione, perché il rumore dei carri passanti sul ciottolato, o gli schiamazzi dei monelli che si affaccianoalle finestre, coprono la voce dell’insegnante.”

Ma la situazione rimase uguale per più di cinquanta anni e il Liceo si trasferì nella sede di Via Democrazia solo nel 1936.

Il verbale del Consiglio degli Insegnanti presieduto da Carducci è molto interessante anche per quanto riguarda le indicazioni didattiche in esso contenute: il Poeta insiste con il Prof. Danelli, docente di Letteratura Italiana, sull’importanza nei Licei dell’interpretazione dei Classici. Il professore Danelli risponde: 1° che egli corregge i componimenti colla più minuziosa scrupolosità come possono attestare tutti i suoi discepoli; ma che avea già avvisato il Sig. Ispettore che nei componimenti consegnatigli non erano segnate intenzionalmente tutte le correzioni, perché queste nel corso dell’anno erano state fatte a viva voce, atteso un leggero male d’occhi del professore. 2° Alcuni regolamenti, che non paiono abrogati prescrivono, che il professore di italiano assaggiava agli alunni alcuni passi dei più rinomati scrittori forestieri, e per l’inchiesta dall’istruzione secondaria gli fece anche la domanda: “Conoscono i professori d’Italiano al Liceo la letteratura straniera, e ne danno qualche notizia agli alunni?”. In conseguenza rideva il professore Danelli di meritar lode se a Massa fece venire le gemme straniere del Mattei ed altri libri serviti per tenerne parola e darle a conoscere ai suoi scolari. Né per questo ha trascurato cose più importanti, come gli esercizi di Stile e di Lingua, i quali accorsero pregnanti nella Lettura e nei commenti ai Classici da lui fatti ed ancora nei componimenti, che giunsero nelle 3 Classi al numero di 72. 3° Le lezioni di Storia letteraria da lui dettata non gli sembrano metafisicheria; ma sono tratte dai più accreditati critici moderni furono dichiarate eccellenti da persone autorevoli. Il Danelli, impegnando nel Liceo di Monteleone, fu richiesto di alcune lezioni di storia Letteraria e di Estetica, ed avendo…. Tramutato il Danelli nel Liceo a Serano, anche qui un ispettore consigliò il professore di Italiano di non guardar tanto alla forma, alla lingua; ma a giovani del Liceo, specie nel 3°anno, allargare un poco l’insegnamento con lezioni di Storia letteraria, lezioni che non riuscivano agli alunni dopo la spiegazione del maestro:……standogli troppo a cuore la stima e l’affetto dei suoi discepoli. Del resto se è vero che le Scuole Secondarie non devono produrre né dei letterati né dei filologi, ma degli uomini probi ed intelligenti; e per questo il Danelli studia ed insegna la letteratura, diremo psicologicamente, come pittura cioè specchio del cuore umano; ma non è vero che nelle scuole liceali ci sono talvolta giovinetti assai istruiti, ai quali non si può negare un insegnamento di una certa larghezza, giovanotti, i quali negli istituti superiori si dedicano alla storia delle lettere, per essere ammessi ai quali istituti essi devono svolgere temi di Storia Letteraria e di Critica della natura dei seguenti, che furono, or non è molto, dati all’esame di ammessione in una scuola esortata superiore = La Lirica di Dante e quella del Petrarca .= opere minori di Dante.

Il professor Danelli, conchiudendo, ringrazia il Sig. Ispettore di averlo giudicato insegnante d’estesa cultura e lo prega di non prendere in mala parte le sue giustificazioni. Accetta i suoi suggerimenti e consigli (coi quali l’insegnamento dell’italiano rimarrebbe più semplice e meno faticoso) anche fino al punto di adottare di nuovo il manuale dell’Ambrosoli; ma fa rispettosamente osservare che i richiami: il Consiglio dei professori è costretto a non replicare le pene prescritte dai regolamenti…….Si duole poi che compaia la difficoltà delle materie insegnate colle persone degli insegnanti, sieno additati come ostili agli alunni i professori, che hanno la disgrazia d’insegnare materie poco gradite agli alunni stessi.

Il professor Matteoni riconosce anch’esso la verità dei fatti accennati dal professor Parchiosi; li attribuisce all’indole del luogo, ma (essendo qui da 9 anni) crede di potere assicurare che del progresso anche in questo tempo se ne è ottenuto. Il Sig. Ispettore deplora queste tristi abitudini, che…. andranno sempre più scemando: incoraggia i professori affinché non si perdano d’animo di fronte all’idea gretta del passato.

Il preside a nome di tutto il consiglio ringrazia i Signori Ispettori per la benevolenza, della quale fecero uso nel giudicare il corpo insegnante….

Sostiene quindi che nell’insegnamento del Greco “… della linguistica tanto che basti ad accertare la grammatica razionalmente e fortemente insegnata; poi leggere e tradurre molto, ricercando con l’analisi ogni forma delle parole, ogni accidente della sintassi…”. Per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue classiche ci pare interessante, per la sua modernità, riportare una relazione di Pascoli, inviata al Ministro della P.I e allegata alla sua richiesta per il passaggio ad ordinario nel Liceo di Massa:

“…Ho sempre cercato e cerco che i miei alunni acquistino quella familiarità della lingua e dello stile latino, e aggiungo del greco, che nelle vecchie scuole era grande, sebbene forse unico pregio: Ma voglio che la familiarità, come è meno intima, pel tempo che non si dà ora come allora tutto a questi studi, sia per la scienza che è più sicura, anche più rispettosa e discreta, desidero che quanto più esattezza è ora nelle cognizioni tanto più squisitezza sia nel gusto.

Perciò faccio leggere molto, richiamando a questo fine nel liceo i testi già studiati nel ginnasio, le leggi e le regole le faccio cercare, riconoscere, ordinare di sui testi a mano a mano. A sceverare l’arruffio che di parole e di cose potesse farsi nei cervelli degli sbadati o degli attoniti uso specialmente l’esercizio di versione in latino e in greco che voglio composta non di frasi iscavizzolate nei dizionari ma trapiantate con garbo dagli autori stessi.

Quindi faccio che tra il testo latino e greco che si legge ed i passi di classici italiani che si traducono sia molta relazione di argomento e di stile: sicché riesca poi nettissima la differenza delle due lingue.

Distinguo nella lettura dei classici la interpretazione dalla traduzione. Interpretando non rifuggo di esporre i modi, recenti ed anche barbari, di dire, ma non voglio a questi dare una sanzione scolastica, né lasciar credere che nell’orazione degli antichi, esatta concreta vigorosa corrisponda davvero quella tal lingua incerta e astratta, quel fraseggiare sgangherato, quel periodare sciamannato. Anzi passando dal modo recente a quello o più classico o più popolare, faccio sempre notare come si guadagni in chiarezza e in gentilezza.

E in generale dopo aver dimostrato quanto questa dura custodia matris, questa ideale presenza dell’antichità, severa, sia utile, insegno quanto sia amabile…”

 Note 

1 ASCM. Deliberazione della Giunta Municipale e fascicolo Istruzione 1860. Verbale di consegna dell’immobile di Via Palestro al Preside canonico Giuseppe Benedetti.

2 ASCM. fascicolo Lavori pubblici 1898.

3 Pellegrino Rossi nacque a Carrara il 3 luglio 1787 e compì i primi studi a Correggio. In seguito frequentò il

corso di Diritto alle Università di Pisa e di Bologna dove si laureò. A 27 anni fu costretto all’esilio poiché aveva partecipato al movimento politico di Murat ricevendone la carica di Commissario. Si recò quindi a Ginevra dove divenne apprezzato uomo politico e docente di Diritto Civile all’Accademia Calvinista. Qui collaborò anche agli “ Annales des Legislation e d’Economie politique”.

Nel 1833 fu chiamato alla cattedra di Economia Politica e l’anno seguente divenne docente della Sorbona. Fu soprattutto uomo politico, infatti nel 1838 divenne Pari di Francia e consigliere di Luigi Filippo. Nel 1845 venne inviato dalla monarchia francese presso la Santa Sede in qualità di ambasciatore per la questione dell’espulsione dei Gesuiti dalla Francia. La sua missione diplomatica ottenne un notevole successo ed egli fu nominato conte e ambasciatore effettivo.

Nel 1848 la Seconda Repubblica francese tolse al Rossi ogni carica, sia la cattedra della Sorbona,sia l’ambasciata di Roma; egli allora fu accolto dal papa Pio IX come primo ministro. In tale veste si adoperò per evitare nuovi disastri bellici, sorti in seguito ai moti del 1848, e per mantenere i nuovi ordinamenti liberali. Ma dopo due soli mesi di governo, il 25 Novembre 1848, cadde assassinato nel Palazzo della Cancelleria mentre si avviava all’Assemblea; l’assassinio diede origina alla rivolta che sboccò nella costituzione della Repubblica Romana.

4 Archivio di Stato: Atti del Provveditorato agli studi, busta n. 54, fascicolo n. 168, pratica del 04/12/1877. E lettera ministeriale del 29/11/1877 n. 17118.

5 Archivio di Stato: busta n. 53, lettere varie del Maggio/Giugno 1876 (in particolare il rapporto dei carabinieri al prefetto in data 15/05/1876) e la relazione del Preside al Ministero in data 26/06/1876 protocollo n. 29.

 

Appendice:

 Iscrizioni alunni 

GINNASIO 

 

Anno Scolastico

 

Numero degli Alunni

 

Note

 

1865-1866

 

27

 

1 espulso e 3 partiti per la guerra d’indipendenza

 

1866-1867

 

24

 

1 allontanato per somma negligenza 1non idoneo

 

1867-1868

 

8

 

 

1868-1869

 

13

 

1 non idoneo

 

1869-1870

 

19

 

 

1870-1871

 

28

 

 

1871-1872

 

27

 

 

1872-1873

 

38

 

 

1873-1874

 

24

 

1 non idoneo

 

1874-1875

 

31

 

2 ritirati 1 ripetente

 

1875-1876

 

29

 

2 ritirati 1 morto

 

1876-1877

 

35

 

 

Anno Scolastico

 

Numero degli Alunni

 

Note

 

1877-1878

 

44

 

1 ritirato 2 ripetono l’anno

 

1878-1879

 

50

 

6 ripetono l’anno

 

1879-1880

 

63

 

1 ripete l’anno 5 rimandati

 

1880-1881

 

52

 

8 rimandati 1 promosso senza aver sostenuto l’esame6

 

1881-1882

 

59

 

 

1882-1883

 

65

 

5 ritirati 3 trasferiti ad altro istituto

 

1883-1884

 

52

 

8 ripetono l’anno

 

1884-1885

 

47

 

5 ripetono l’anno

 

1885-1886

 

49

 

9 ripetono l’anno

 

1886-1887

 

54

 

2 ritirati 1 ripete l’anno

 Gli alunni più meritevoli venivano ammessi all’anno successivo senza dover sostenere l’esame 

LICEO

 

Anno Scolastico

 

Numero degli Alunni

 

Note

 

1865-1866

 

20

 

1 ripete l’anno 4 ritirati 3 partiti per l’esercito

 

1866-1867

 

17

 

1 ripete l’anno 1 ritirato 1 partito per la guerra

 

1867-1868

 

15

 

2 ammessi come uditori iscritti

 

1868-1869

 

12

 

1 ammesso come uditore in seguito iscritto e promosso

 

1869-1870

 

27

 

3 non idonei

 

1870-1871

 

30

 

3 ripetono l’anno

 

1871-1872

 

45

 

1 non presentatosi 7 ripetono l’anno

 

1872-1873

 

32

 

2 trasferiti 4 ritirati 3 ripetono l’anno

 

1873-1874

 

10

 

 

1874-1875

 

29

 

1 non presentatosi 3 ripetono l’anno

 

1875-1876

 

31

 

3 ritirati

 

 

 

Anno Scolastico

 

Numero degli Alunni

 

Note

 

1876-1877

 

25

 

1 morto 1 ritirato

 

1877-1878

 

17

 

4 ripetono l’anno

 

1878-1879

 

26

 

1 ripete l’anno 3 promossi senza aver sostenuto l’esame1

 

1879-1880

 

25

 

 

1880-1881

 

25

 

 

1881-1882

 

27

 

 

1882-1883

 

27

 

2 ritirati 1 non ammesso alle lezioni

 

1883-1884

 

33

 

1 ripete l’anno

 

1884-1885

 

29

 

3 ripetono l’anno

 

1885-1886

 

23

 

1 ripete l’anno

 

1886-1887

 

33