Pellegrino Rossi

Scheda biografica

Pellegrino Rossi (Carrara 13 luglio 1787 Roma 15 novembre 1848) fu uno dei più illustri giureconsulti italiani della prima metà del XIX secolo. Dopo aver compiuto i primi studi a Carrara poi a Correggio, si laureò all’Università di Bologna dove iniziò ad esercitare la professione di avvocato. Nominato nel 1814 commissario dei territori occupati da Gioacchino Murat, durante le campagne militari condotte contro gli austriaci, dopo le sconfitte napoleoniche fu costretto all'esilio, riparando prima in Francia e poi a Ginevra, dove iniziò ad insegnare giurisprudenza applicata alla legge romana. Le alte doti dimostrate nell'insegnamento non solo gli valsero l'acquisizione della cittadinanza svizzera ma, dopo essere stato eletto deputato nel Consiglio del Cantone, nel 1820, e membro della Dieta, nel 1832, gli venne affidato anche il compito di tracciare le linee di una costituzione, nota come il “Patto Rossi”, intesa ad equilibrare i rapporti di forza tra i cantoni e il governo centrale della confederazione elvetica. Il rifiuto del Patto da parte degli organi competenti indusse Rossi a lasciare la Svizzera e ad accettare l'invito rivoltogli dal ministro Francois Guizot di stabilirsi in Francia, dove andò ad occupare a Parigi la cattedra di economia del Collegio di Francia, dopo la morte del predecessore, Jean Baptiste Say.

Nel 1845, già nominato “Pari di Francia", con la funzione “di Ambasciatore, partì per Roma per un delicatissimo incarico, affidatogli da Luigi Filippo I di Orleans re dei Francesi, presso il papa Gregorio XVI”. Privato dei propri incarichi in seguito ai moti del '48, Pellegrino Rossi si ritirò a Frascati dove, “in una modesta abitazione, contemplava il confuso spettacolo dei grandi avvenimenti, che allora senza interruzione si succedevano”. Esilio dal quale venne rimosso da papa Pio IX, successore di Gregorio XVI,

“offrendogli la direzione del Ministero governativo [...]. Scorsi non erano per anche due mesi del suo avveduto reggimento, quando il 15 Novembre andava a presentare i suoi progetti, in un discorso, alle Camere dei Deputati romani nel palazzo della Cancelleria. Ma questo discorso, malauguratamente, non gli fu dato di potere pronunciare, poiché, mentre stava per ascendere i primi gradini della scala del detto palazzo, venne da mano ignota barbaramente assassinato, immergendogli un pugnale nella carotide. Con tale orrendo misfatto, [...], ne risentì Italia irreparabil danno, essendo stata privata la medesima di uno dei suoi più gloriosi figli, e di un grande ministro lo Stato, la cui dottrina ed incontestabile superiorità, avrebbero potuto prestare, specialmente in quei tempi difficili, i più grandi ed utili servigi alla patria”.

Scheda redatta dalla Prof.ssa Luisa Passeggia