Convegno Pellegrino Rossi


Convegno Pellegrino Rossi

Pellegrino Rossi, giurista, economista e uomo politico (1787 - 1848)

Atti del convegno tenutosi a Massa presso il Liceo Classico P. Rossi e a Carrara presso l'Accademia di belle arti

Nota del curatore (Michele Finelli)

GLI ATTI DEL CONVEGNO Pellegrino Rossi. Giurista, economista e uomo politico (1787-1848), svoltosi a Massa e Carrara il 22 novembre del 2008, vedono la luce arricchendosi dei contributi di Marco Severini e Alessandro Volpi. Il volume, uniformandosi allo spirito della giornata di studio, ha lo scopo di tracciare un bilancio sulla figura di Rossi in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e stimolare un dibattito sul ruolo del carrarese nelle vicende del’48 italiano, in considerazione del fatto che la tragica morte e una controversa personalità hanno frenato un dibattito storiografico sereno sulla sua figura. La poliedricità di Rossi - giurista, economista, diplomatico - ha indirizzato gli studiosi che hanno partecipato al convegno a prediligere l’analisi dei singoli aspetti della sua attività, considerandoli parte di un percorso complessivo culminato nell’incarico ministeriale romano.

Marco Manfredi, che apre il volume con l’ampio saggio Note per una biografia intellettuale. Pellegrino Rossi nella cultura del suo tempo, cerca proprio di sciogliere il limite principale della storiografia su Rossi, ovvero quello di aver racchiuso la sua vita nelle formule di «“romanzo politico” [...] “quattro vite in una” e [...] “una vita fra tre patrie”». Il tema del difficile approccio storiografico al carrarese ritorna anche nel contributo di Michele Finelli, dedicato all’analisi dei due mesi da primo ministro di Rossi: stagione troppo breve per indicarlo come l’uomo in grado di risolvere i problemi dello Stato pontificio, ma anche per esprimere un giudizio troppo severo sulla sue doti di governo. I contributi di Marco Cini, Pellegrino Rossi nel giudizio degli economisti dell’Ottocento e Umberto Chiaramente, Pellegrino Rossi ambasciatore di Francia a Roma, scavano nello stretto rapporto di Rossi con la Francia. Marco Cini traccia un bilancio sul «rilevante apporto dato» da Rossi alla nascita dell’economia politica come disciplina accademica, facendo notare che «sarebbe [...] riduttivo ricondurre la fortuna che arrise a Rossi soltanto alle sue amicizie politiche, anche perché una spiegazione di questo tipo non aiuta a capire le ragioni dell’enorme prestigio che [...] seppe conquistarsi come economista» nella Francia di Luigi Filippo e Guizot. Umberto Chiaramonte, a proposito della stagione romana di Pellegrino Rossi, iniziata nel 1844 con la nomina a ministro plenipotenziario presso la Santa Sede e terminata con la morte nel 1848, osserva come l’incarico di ambasciatore arrivò nel 1846 proprio grazie alla credibilità acquisita in Francia, paese di cui ottenne la cittadinanza nel 1834 e col quale maturò un’integrazione «organica e profonda», come ricorda Marco Manfredi.

Sono stati proprio gli anni francesi, più che il periodo svizzero, a rappresentare l’elemento di frattura con l’Italia, gli esuli e il nascente movimento per l’indipendenza nazionale. In tal senso sembra che il nodo ancora irrisolto rispetto alla figura di Rossi sia quello relativo alla sua “italianità”. Parte della storiografia, soprattutto negli anni del fascismo, ha voluto far risalire il patriottismo di Rossi alla stesura del Proclama di Rimini. Non è ovviamente questa la sede per discutere l’interpretazione da dare alla parola “italiano” nel 1815, peraltro in piena temperie romantica per la quale Rossi mostrò ampio scetticismo. Non c’è dubbio però che l’arrivo della cittadinanza francese formalizzò il rifiuto di Rossi nei confronti della cultura dell’esilio, espresso attraverso giudizi durissimi nei confronti degli esuli italiani, che lo percepivano felicemente «integrato nei meccanismi di potere» della Monarchia di luglio. Il giudizio severo di Gino Capponi, ripreso e sviluppato da Alessandro Volpi nel saggio Pellegrino Rossi e le élites toscane: un rapporto difficile, è indicativo della frattura tra Rossi e l’universo dell’«Antologia», il primo, fondamentale canale culturale attraverso cui è passato il nation-building italiano. Il lavoro di Volpi è utile per comprendere come l’indifferenza mostrata da Rossi nei confronti degli intellettuali italiani abbia contribuito a formulare opinioni nei suoi confronti sulla base di un «giudizio di carattere personale» piuttosto che sulla valutazione scientifica del suo lavoro. Un elemento che Rossi portò con sé fino al turbolento periodo romano, e che lo ha accompagnato nel dibattito storiografico. Ed è proprio la blanda soluzione da lui proposta nel *48 al progetto di Lega degli Stati Italiani a renderlo inviso a moderati come Rosmini e Gioberti, che misero in discussione il patriottismo del carrarese.

Il saggio di Marco Severini, I moderati marchigiani tra il ministero Rossi e la crisi dei poteri, è dedicato alla percezione del ministero Rossi nelle Legazioni Pontificie. Il primo ministro ebbe la capacità di comprendere che la “distanza” tra Roma e le Legazioni rappresentava un problema per lo Stato pontificio, ma la chiusura di Pio IX a una reale modernizzazione del paese, nonché il poco tempo a disposizione, vanificarono i suoi progetti. Severini, profondo studioso della Repubblica romana, fa riflettere anche sulla presenza di una forte opposizione moderata nei confronti del primo ministro.

I contributi di Luisa Passeggia, Di un monumento nazionale a Pellegrino Rossi sulla Piazza d’Armi in Carrara, e Rosa Maria Galleni Pellegrini, Gli affetti familiari e i rapporti di amicizia di Pellegrino Rossi, conducono il lettore a Carrara, sua città natale. Attraverso la ricostruzione del tormentato dibattito sull’inaugurazione del monumento nazionale a Pellegrino Rossi, Luisa Passeggia racconta come la città ha conservato la memoria dell’illustre cittadino. Rosa Maria Galleni Pellegrini invece, grazie anche a una documentazione epistolare inedita, si è occupata della rete familiare e affettiva di Pellegrino Rossi, offrendo un quadro complessivo sul rapporto di Rossi con Carrara.

Non sfuggirà all’attenzione del lettore la mancanza di un contributo dedicato a Rossi giurista: non si tratta di una cosa prevista, quanto della mancata consegna del saggio dedicato a questo aspetto. Naturalmente riferimenti al Rossi giurista compaiono nei vari interventi, richiamati soprattutto grazie agli studi di Luigi Lacchè, che negli ultimi quindici anni ha avviato una riflessione approfondita sul tema.

Proprio Luigi Lacchè ha proposto un’osservazione calzante in relazione alla presunta patria di Rossi: «[...] la patria di Rossi - tra le ferite dell’esilio e l’entusiasmo del cosmopolitismo liberale - è sempre difficile da trovare». Forse è proprio arrivato il momento di abbandonare la discussione intorno all’italianità di Rossi, per liberare il personaggio dai tratti iconografici che nel tempo ne hanno oscurato le indubbie capacità, ma lo hanno anche allontanato da chi credeva in un Italia unita.

Nel licenziare questo volume devo in primo luogo sciogliere un debito di gratitudine nei confronti di chi ha creduto nel progetto e lo ha finanziato, la «Fondazione della Cassa di Risparmio di Carrara S.p.A.»: al presidente, avvocato Alberto Pincione, al Consiglio di Amministrazione e allo staff amministrativo, guidato dal segretario generale, ragionier Roberto Ratti, va una riconoscenza non formale. Ringrazio inoltre il professor Sergio Bertucci e il professor Gianfranco Di Gregorio, dell’«Associazione ex alunni del Liceo Classico Pellegrino Rossi di Massa», per la dedizione con la quale si sono impegnati per l’organizzazione del convegno nel 2008 e la pubblicazione degli atti. Un ringraziamento va anche al preside del Liceo classico «Pellegrino Rossi » di Massa, professor Luigi Bianchi e al direttore dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, professor Marco Baudinelli, per aver ospitato il convegno nelle loro prestigiose sedi, nonché alla Provincia di Massa-Carrara e ai Comuni di Massa e Carrara per averne patrocinato lo svolgimento. A Romano Paolo Coppini, Alessandro Volpi, Marco Cini e Marco Manfredi va la gratitudine per aver discusso con me l’impostazione del volume e alcuni aspetti relativi alla figura di Rossi. Dedico la mia prima curatela a Mattia e Alessandro, i miei nipotini, perché crescano forti e convinti di poter realizzare i loro sogni.

Massa, dicembre 2010

MICHELE FINELLI

Abbreviazioni archivistiche

APGP = Archivio Privato Galleni Pellegrini

ASMs = Archivio di Stato di Massa